L’abbiamo trovato riverso sulla scrivania ingombra di carte: la morte deve averlo colto di sorpresa e forse lui non si è neppure accorto di ciò che stava accadendo. Il freddo intenso ha conservato il corpo tanto che non hanno potuto accertare con precisione a quando risalisse il decesso.
Era molto vecchio. La barba, forse non rasata già al momento della morte, ha verosimilmente continuato a crescere anche dopo ed è lunga, bianca di un bianco giallastro e malaticcio. Il corpo appare quasi rachitico, prosciugato dalla cattiva salute e dall’inattività.
Da anni il suo lavoro consisteva nel tentativo di decifrare i famosi rotoli di Ruth-Qum, trovati nel deserto etiope nel 1973 e mai tradotti. Per questo riceveva dall’Università di Stoccarda un modesto assegno mensile, appena sufficiente, a giudicare da ciò che abbiamo trovato, per pagare cibo e affitto, ma non il riscaldamento del minuscolo locale in cui ha trascorso i suoi ultimi anni. Molti si erano cimentati in precedenza con quei testi ma si erano dovuti arrendere. Lui non si era mai arreso, anche se la Facoltà di Lingue Antiche dell’Università cittadina aveva da tempo dimenticato il suo incarico. Lo stipendio gli veniva confermato di anno in anno più per inerzia, se non per compassione, che per interesse.
La maggior parte dei documenti redatti di suo pugno riporta lettere e segni ancor più indecifrabili degli originali pseudo-cuneiformi, disegni appena abbozzati, diagrammi. Molte le cancellature. La maggior parte dei fogli si presenta accartocciata e il cesto a fianco alla scrivania ne è stracolmo. Altre pallottole ingombrano gli angoli e perfino i passaggi.
I libri sono coperti di polvere, come se da tempo il professore li avesse accantonati, lasciati indietro come inutili ingombri per addentrarsi in zone di ricerca non ancora esplorate.
Per dovere di cronaca riporto il testo di un foglio apparentemente intelligibile che sembra costituire la traduzione, finalmente raggiunta, di parte del testo originale. Ma potrebbe anche trattarsi di pure illazioni, di meditazioni personali o di semplici follie senili che nulla hanno a che fare con l’antico manoscritto. Ecco quanto ho potuto trascrivere:
Il Signore è la congiunzione “e”.
In principio il Signore ha creato la Necessità. Stabilito con questo il collegamento fra la causa ed il suo effetto, tutto era pronto.
Il Signore ha quindi creato un piccolo seme, così piccolo che si vedeva appena nel palmo della Sua mano, e lo ha piantato.
In quel seme erano racchiusi tutti gli universi, le stelle e tutte le cose e gli animali e le piante come in seguito si sono sviluppati, tranne l’uomo.
L’uomo ha preso possesso di tutte le cose, piante ed animali nati da quel seme. Ciò che ha ricevuto, ogni uomo dovrà restituirlo un giorno al suo Signore.