DALLA NOSTRA REDAZIONE Giorno 218 anno 5.023
L’annuncio è di quelli che fanno scalpore. Una spedizione
archeologica guidata dal prof. XXX ha scoperto, in una zona centrale dell’isola
Italia, a sud del golfo delle Alpi, un antichissimo reperto di materiale
cosiddetto cartaceo, con alcune iscrizioni di significato ancora da definire
nei dettagli, ma relativamente comprensibile con l’uso della AI. L’eccezionalità
del ritrovamento sta nel fatto che l’argomento e la forma dello scritto
consentono di gettare nuova luce sulla civiltà da cui sono stati elaborati,
modificando radicalmente varie teorie finora circolanti sul modo in cui gli
uomini di oltre tremila anni fa pensavano e comunicavano.
Prof. XXX, può dirci
qualcosa sulla vostra scoperta?
Innanzitutto, la scoperta è fondamentale perché di quell’epoca
rimangono pochissime testimonianze, e quasi nessuna comprende testi scritti. Questo
testo, invece, non solo è discretamente ampio e completo, ma sembra anche molto
rappresentativo della civiltà da cui proviene, perché tocca vari argomenti di
natura sociale e culturale, ed inoltre appare molto raffinato dal punto di
vista letterario.
Dunque si tratta di
un testo di rilevanza letteraria?
Certamente sì: l’autore doveva essere un uomo di elevata
cultura, con ambizioni e consapevolezza delle proprie capacità compositive.
Basti pensare all’uso raffinato della rima, ma non solo: la metrica appare
impeccabile e sorprendentemente cadenzata, anche grazie all'uso di interessanti inserti fonetici; la scelta delle parole risponde alle
esigenze di un componimento letterario formalmente ineccepibile e di alto
profilo.
E quanto al
contenuto? Si è potuto comprendere il significato delle frasi?
La lingua dell’isola italiana è una fra le più complesse di
quel millennio, soprattutto a causa della scarsità dei ritrovamenti. Sembra che
si trattasse di una lingua relativamente nobile, ma presto scomparsa a
vantaggio di altre, portate da popolazioni dominanti. Tuttavia, l’utilizzo di
algoritmi di recente introduzione ha consentito di restituire al testo tutta la
sua forza espressiva e di spiegarne pressoché appieno il significato.
Di che si tratta?
Lo definirei un inno alla civiltà del tempo. Che doveva
essere molto legata alla terra, alla coltivazione dei campi e all’allevamento
degli animali. A noi moderni questi concetti risultano difficili da comprendere,
ma all’epoca agricoltura e allevamento erano le prime e quasi uniche fonti per
la produzione di cibo. Ecco qui, invece, il quadro descrittivo di un ambiente
rurale, dove una sorta di capostipite è interamente dedicato alla cura degli
animali. Sorprendente anche la varietà di bestie citate nel brano. Questo è l’aspetto
ancora da comprendere, perché non conosciamo gli animali menzionati e non
abbiamo riferimenti sufficienti per identificarli fra quelli, per lo più
estinti, che dovevano popolare il pianeta in quel millennio.
Possiamo leggere con
Lei il testo?
Certamente. Le fornisco il testo in lingua originale. Con la
lettura basata sulla fonetica ricostruita dalla AI, si potranno apprezzare le
colte e raffinate caratteristiche formali del componimento:
Nella vecchia fattoria, ia ia o
Quante bestie ha zio Tobia, ia ia o
C’era il gatto - miao
Ga ga gatto
C’era il cane - bau
Ca ca cane.
Nella vecchia fattoria, ia ia o
Grazie professore, complimenti
per la scoperta e per la chiarezza delle Sue spiegazioni.