Dio si mise in viaggio ben prima dell'alba.
Lungo il cammino attraversò universi sconosciuti e vide stelle lontanissime, che con il loro luccichìo attenuavano l'ottusa oscurità del firmamento.
Dio se ne compiacque e avanzò nello spazio siderale.
Fu in vista del sole quando era appena sorto. La luce, non ancora abbagliante, aveva squisite tonalità rosee e violette. La benedizione di Dio si posò sui riflessi delicati che si spandevano attraverso l'atmosfera.
Avanti allora, ancora avanti!
Seguendo uno dei raggi, Dio giunse nei pressi della Terra, il pianeta che amava. Anche la terra era immensa, vista da vicino; i continenti poi avevano forme antiche, modellate nel corso dei millenni, e le loro rive erano bagnate da mari ed oceani in perpetuo movimento.
Dio li attraversò risolutamente.
Era in corso una guerra. Cannoni sparavano, mine esplodevano: due eserciti si contendevano il territorio palmo a palmo. Soldati in preda al terrore alzavano gli occhi su di lui, implorandolo.
Dio misericordioso ricambiò turbato quegli sguardi, ma poi bisognò affrettarsi!
Giunse ad una grande città. Colonne gigantesche sorreggevano volte a cupola; nelle piazze troneggiavano monumenti equestri fusi nel bronzo. Era quasi Natale, e dalle chiese una moltitudine invocava il suo avvento con inni e litanìe.
Lui si schernì, e andò ancora oltre. Era stanco, ma la meta era vicina!
Nella notte ormai fonda era rimasta un'ultima stanza illuminata. Dio aprì la porta ed entrò senza farsi sentire.
Alla luce troppo fioca di una lucerna, uno scrittore apportava al suo poema ritocchi su ritocchi. Si tormentava: qualcosa non era di sua soddisfazione, e la penna tracciava segni nervosi.
Ma Dio soffiò di nascosto sui fogli, e i versi presero un che di nuovo e di diverso: il ritmo divenne gradevole, e le rime erano quelle giuste.
Allora il Poeta, tutto riconsiderando, trovò il
proprio lavoro ben fatto, e con orgoglio
appose una firma svolazzante.
Dio sorrise ed uscì dalla stanza, richiudendo la porta in silenzio: era ora di tornare!
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